Il tè filosofico con Emilio Cressoni è ormai alle porte.
Ti sei già prenotato/a per partecipare?
L’11 novembre parleremo insieme di Platone, padre della filosofia occidentale, e per esattezza di due dei suoi miti più famosi:
- il mito della caverna,
- il mito della biga alata.
Sarà una chiacchierata vivace, stimolante e alla portata di tutti: una specie di tavola rotonda, insomma, non una lezione frontale, difficile e noiosa.
Conosci già questi due miti?
Se ti va di scoprirli fin da subito perché non ne hai mai sentito parlare, o se ne hai solo un vago ricordo e ti fa piacere rispolverarli, questo è proprio l’articolo che fa per te.
Di seguito ti proponiamo i due miti e il loro significato.
IL MITO DELLA CAVERNA
Il racconto
Platone immagina dei prigionieri incatenati in una caverna, con la faccia rivolta verso la parete di fondo, e che quindi possono guardare solo davanti a sé. Sono lì fin dall’infanzia, sempre nelle stesse condizioni. Alle loro spalle c’è un muretto, e ancora più in là arde un grande fuoco. Tra il muretto e il fuoco passano degli uomini che portano sulle spalle delle statuette, che raffigurano le cose più diverse; queste statuette svettano al di sopra del muretto, e il fuoco proietta le loro ombre sul fondo della caverna. Sono solo delle ombre, ma tutti i prigionieri, non avendo mai visto altro, sono convinti che quelle ombre siano la realtà.
Bene, se uno dei prigionieri riuscisse a liberarsi, o venisse liberato, girandosi scoprirebbe che si tratta solo di ombre; e se scavalcasse il muretto e uscisse all’aperto, capirebbe anche che le statuette sono semplicemente imitazioni degli oggetti reali che si trovano fuori dalla caverna. A quel punto, l’ex prigioniero deciderebbe senza dubbio di tornare dai suoi compagni, per condividere con loro la sua scoperta, renderli partecipi della verità e liberarli. Ma, disabituato al buio, egli apparirebbe loro impacciato e goffo, ed essi, infastiditi dai suoi strani discorsi, lo aggredirebbero e lo ucciderebbero.
Cosa vuole dire Platone con questa storiella?
Il significato del mito
Per Platone:
- la caverna rappresenta il mondo in cui viviamo;
- i prigionieri sono gli uomini;
- le catene sono l’ignoranza;
- il prigioniero che si libera dalle catene simboleggia l’azione della filosofia, che
- prima libera l’uomo dalla sua credenza nelle ombre, e
- poi gli fa capire che anche le statuette (= gli oggetti concreti, la tartaruga, la casa, la cascata, la ruota…) sono solo copie delle cose vere e reali (= le idee), che si trovano fuori dalla caverna, fuori dal mondo in cui viviamo noi, e cioè nel mondo delle idee;
- il ritorno dell’ex prigioniero nella caverna rappresenta il ruolo e il valore politico della filosofia, che di per sé sarebbe in grado di liberare gli uomini, indicando loro la verità. Ma il filosofo non è abituato al buio (= il nostro mondo), e ciò lo rende poco disinvolto e poco credibile agli occhi dei suoi ex compagni di prigionia, che lo prendono in giro e diventano aggressivi nei suoi confronti, fino a eliminarlo fisicamente.
A questo punto però la domanda nasce spontanea…
Cosa sono queste idee e questo mondo delle idee?!?
Secondo Platone, la mente umana è come uno specchio, per cui la conoscenza riflette, appunto come uno specchio, le cose vere. Queste non sono le cose di questo mondo (un albero, una montagna, una nave, un cane…), imperfette e in continuo cambiamento, ma le idee, perfette e immutabili.
Alle idee l’uomo arriva con il ragionamento, perché esse si trovano già nella sua anima.
Facciamo un esempio che ti renderà tutto più chiaro.
Nel mondo esistono cose più o meno belle, più o meno giuste, più o meno importanti; ma noi possiamo dire che sono o che non sono belle, giuste e/o importanti, e capire il loro livello di bellezza, giustizia e/o importanza, solo perché abbiamo le idee della bellezza, della giustizia e dell’importanza in sé.
Le idee di cui parla Platone non sono delle immagini o dei pensieri che noi ci creiamo dentro la nostra testa, ma dei modelli perfetti, autonomi e che non cambiano mai. Queste idee-modello Platone le colloca in un mondo a parte, diverso da quello in cui viviamo noi: sono nel mondo delle idee, appunto, che lui chiama iperuranio, il che significa che si trova in un luogo sopra il cielo.
Tutte le cose che esistono nel mondo in cui viviamo noi sono copie imperfette delle idee.
Passiamo ora al secondo mito di cui parleremo al tè filosofico.
IL MITO DELLA BIGA ALATA
Ehm… Cos’è una biga?!?
Forse la biga è più nota come l’impasto per fare il pane, la pizza e la focaccia, ma qui non è questo il significato che ci interessa. La biga è anche un carro a due ruote dell’antichità, da corsa o da guerra, che oltre all’auriga (= conducente) portava un solo passeggero.
Nel mito della biga alata, Platone paragona l’anima a un carro volante trainato da due cavalli:
- un cavallo bianco e scalpitante, che rappresenta la parte dell’anima in cui si agitano i desideri, la gioia e la tristezza, ma che comunque obbedisce agli ordini dell’auriga;
- un cavallo nero e selvaggio, che simboleggia la sede dell’ira e delle passioni violente.
Se l’auriga, che corrisponde alla razionalità, perde il controllo del cavallo nero, questo, bizzarro e indomito com’è, trascina con sé anche il cavallo bianco.
L’anima allora precipita giù dall’iperuranio e va a finire in un corpo, che per qualche tempo le farà da guscio protettivo e da prigione: strappata al luogo celeste in cui si trova, e dove contempla le idee, si incarna in un individuo.
Le varie forme di reincarnazione,
- dal filosofo, che è un livello alto,
- alla persona qualunque, che è un livello basso,
rispecchiano i vari stadi della caduta da cui l’anima dovrà poi purificarsi.
Di questo e non solo parleremo al primo tè filosofico con Emilio Cressoni.
(Iscriviti subito!)
E poi… tè, biscotti e pasticcini.
Ti aspettiamo!
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L’evento è riservato ai soci.
Yakshamada è un’Associazione Sportiva Dilettantistica affiliata ad AICS Verona Comitato Provinciale.