L’importanza dell’allungamento della colonna vertebrale in tutti i suoi punti

Abbiamo sentito parlare mille volte dell’importanza dell’allungamento della colonna vertebrale; ma quante volte lo abbiamo “sentito”, vissuto veramente e realmente?

Partiamo dalle posizioni cosiddette semplici, ma che in realtà, se non le si conosce davvero, possono fuorviare il “sentire” dell’allievo nel proseguo della sua pratica.

Uttanasana, Uttana Adho Mukha, Adho Mukha Svanasana e Padahastasana possono essere di esempio (esaminate) per verificare quanto sopra affermato. In queste posizioni (asana), come in tante altre, l’allungamento della colonna è uno dei fondamenti della posizione stessa.

In primis, però, si deve chiarire cosa si intenda per “allungamento” della colonna vertebrale. Essa (la colonna vertebrale) possiede per sua natura un paio di curve, atte ad ammortizzare il carico del corpo. Nel tempo, questo “lavoro” modifica la struttura primordiale della colonna, creando una diminuzione degli spazi intervertebrali, e la comparsa di accentuazioni delle curve stesse, spesso accompagnate da deviazioni dell’asse vertebrale, da cui il generarsi di discopatie, scoliosi, ecc…

Uttana Adho Mukha
Padahastasana

Uno dei compiti delle posizioni sopra menzionate è quello di portare la colonna in una distensione tale da favorire il mantenimento degli spazi intervertebrali in modo equilibrato, come pure la stimolazione dei legamenti anteriori dei corpi vertebrali e l’allentamento di quelli posteriori. A questo, poi, si aggiunge il corretto allungamento dei fianchi in parallelo, stimolando i muscoli profondi della colonna, preposti al suo sostegno.

Tutto questo lo si ottiene lavorando su alcune parti del corpo. 

Prendiamo Uttana Adho Mukha preceduta da Uttanasana, posizione che, se eseguita all’inizio di qualsiasi pratica, a braccia conserte e gambe tese, predispone la colonna al suo allungamento naturale, distendendola. Il passaggio graduale a Uttana Adho Mukha lo si ottiene alzando dolcemente la testa, portando le braccia avanti, con le mani attive (per attive si intende a coppa, che tirano in direzione delle dita dei piedi, come se si volesse sfilare il tappetino) poste a terra o sulla sedia (consigliato per chi non può raggiungere terra se non piegando le gambe e/o con cifosi evidenti), con le braccia tese, e, una volta stabilita la corretta spinta delle gambe in alto, spingendo le tibie indietro e la parte alta delle cosce in avanti, con i talloni perpendicolari agli ischi e la rotazione della parte alta delle cosce verso il loro interno; il coccige e lo sterno, prima di rivolgersi verso l’alto, si allontanano tra loro sotto l’azione della fossetta clavicolare che, “agganciando” lo sterno, lo trascina in avanti. Qui interviene l’azione scapolare, che espande la sua parte superiore all’esterno e quella inferiore verso la colonna e i sacri iliaci, favorendo la rotazione delle braccia dall’interno verso l’esterno e l’allontanamento delle spalle dalle orecchie. Tali azioni coordinate porteranno la parte anteriore del corpo in una leggera convessità, e la parte posteriore in una leggera concavità. Soprattutto questa azione aiuterà la parte coccigea sacrale a entrare di più nel corpo. La testa si alzerà leggermente verso l’alto, trascinata dal movimento dello sterno, senza schiacciare le cervicali. Da non dimenticare l’azione del pube, che dovrà essere un po’ frenato verso l’ombelico, soprattutto per coloro che hanno una lordosi abbastanza accentuata, il che impedirà di portare l’addome verso terra; ma nel caso di Adho Mukha Svanasana, ciò favorirà anche il trascinamento dell’addome verso la parte alta delle cosce, come su un tapis roulant. Intrecciando poi le mani e portando le braccia parallele a terra (Ardha Uttanasana), possibilmente più alte della testa, o almeno allo stesso livello, l’azione intensa sui muscoli profondi della schiena, insieme agli erettori, completerà l’azione, favorendo l’entrata della spina nel tronco; in questa ultima azione sarebbe buona cosa non arretrare troppo con il bacino, evitando il peso sui talloni.

I benefici che derivano dall’azione congiunta di questi punti nelle posizioni sopra citate, con l’ausilio ulteriore di altri punti propri di ciascuna posizione, non possono che portare un grande equilibrio, stato che fa parte di chiunque si incammini nel mondo immenso dello yoga.

Paola Polli
Senior Teacher Jyotim

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